CULTURA


6 commenti:

  1. ll romanzo distopico “di ferro e d'acciaio” ci mostra come l'uomo potrebbe autodistruggersi, perdendo quei valori con cui ha costruito faticosamente la sua civiltà. Tutte le vicende vengono proiettate in un tempo altro, una società in cui "gli ingegneri sociali", attraverso la tecnica, manipolano e ingabbiano i comportamenti, rendendo il popolo una massa di automi vuoti, senza coscienza, senza memoria. Qui le cose più semplici e normali del nostro mondo, come ascoltare musica, innamorarsi, leggere, immaginare, vengono proibite e chi si ribella, come Jesus, viene interrogato e torturato. Lui nutre grandi passioni ed è disposto, per questo a perdere la propria vita, e pur distruggendo di dolore sua madre, può toccare, in modo inaspettato, anche i cuori più abietti, quelli di ferro e d’acciaio. E’ quello che accade all'operatrice h478, una sorvegliante che spia i movimenti dei devianti: riuscirà a salvare la sua umanità perchè si scioglie di fronte alla passione di Maria, tenacemente attaccata alla memoria di suo figlio, disposta a ripetere sempre gli stessi gesti pur di avere qualche notizia dello scomparso. Questa “piccola” storia, in realtà, ci parla di qualcosa di grande ed eterno, riguardante la storia dell’umanità, e cioè il pericolo che l’uomo, ha, da sempre, di perdere la libertà oppure di non acquistarla mai. Mai come adesso mi sento fortunata a poter pensare e scrivere liberamente ed è come se rivedessi, tutti quelli che, nel tempo, non lo hanno potuto fare: un filosofo torturato per una nuova teoria, una scrittrice che non pubblicherà mai le sue parole, al chiuso della sua casa, un politico prigioniero in un carcere da cui non uscirà più..Ma so anche, grazie a questo libro, che per rimanere umani bisogna vigilare costantemente perché ci sara’ sempre chi puo’ toglierci, subdolamente, tutto.


    Maria Grazia Tarantola-Liceo delle Scienze umane Pascasino-Marsala

    Recensione presentata al Premio Mondello

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  2. Di ferro e d’acciaio descrive un non-luogo futuro capace di trasmettere al lettore angoscia e terrore: qui la luce del sole sembra tramontata per sempre e un’aria ammorbata e cupa si stende su ogni cosa e persona. Anche la libertà di pensiero parola, i sentimenti e i legami affettivi sono banditi, tutto ciò che, prima era umano, è tramontato perchè proibito. In questo mondo chi non accetta il nuovo ordine sociale scompare nel nulla: così è successo ad un giovane, Jesus, ricercato disperatamente da sua madre, Maria. Ma perché l’autrice sceglie di riscrivere l’antichissima storia del Gesù che tutti noi conosciamo, ambientandola in questo inquietante futuro? Forse perché ci sarà sempre bisogno, in ogni epoca, di un Gesù che, sacrificandosi per le sue idee, impedirà all’umanità di cadere nell’estinzione? Ciò che è certo, infatti, è che, da sempre, l’essere umano, ha mostrato il suo insano desiderio di distruggere e di prevalere sull’altro, assoggettando il popolo ignorante e debole. “Distruggo dunque sono”, opposto al cogito cartesiano, potrebbe bene rappresentare l’eterna essenza umana, sbilanciata perennemente verso il Male assoluto. Ma nel futuro, come nel passato e perché no, ora, nel nostro presente, l’unica arma contro l’orrore rimane la libertà di pensare, di sentire, di dire, di ricordare.E l’unico modo per rimanere umani rimane, da sempre, quello di raccontare storie, perché una cosa diventa vera solo se trovi le parole per dirla, solamente se trovi il coraggio di porre agli altri gli stessi interrogativi che segnano la tua esistenza... e questo libro riesce a trascinarci là dove pensavamo di non giungere mai, ponendoci davanti a fondamentali domande sul senso che, noi giovani, vogliamo dare al nostro futuro.


    Monica Gualtieri Liceo delle Scienze umane Marsala
    Recensione presentata al Premio Mondello.

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  3. Recensione di ''Appunti per un naufragio'' - Davide Enia
    Per quanto ci si possa sforzare, non sembra possibile comprendere pienamente, tutti i vissuti dolorosi, racchiusi nella mente e nel corpo di quei migranti che, armati solo di una speranza infinita, si affidano al mare, quel Mediterraneo che, talvolta traditore, talvolta ‘’salvatore’’li spinge verso terra. Eppure leggendo questo libro , è come se avessi percepito per la prima volta che il “ viaggio” è, forse, l’immagine più profonda per rappresentare la vita di tutti noi . Enia pone al centro del suo romanzo-documento la storia di un viaggio in cui il mare diventa un vero ‘’campo di battaglia’’ e del suo luogo di approdo, Lampedusa: qui, giungono i naufraghi, dopo aver affrontato disumani maltrattamenti fisici e morali, e vengono soccorsi da ‘’spettatori attivi’’. Sono tante le testimonianze raccolte, esse ci mostrano che l’empatia e la solidarietà sono più forti dell’indifferenza, che l’accoglienza è l’unica legge umana vincente. Ma in realtà il viaggio, il rischio, il naufragio e l’approdo, sembra dirci lo scrittore, non riguardano solo i migranti, ma connotano, da sempre, la condizione umana. Ognuno ha un mare da attraversare e non sa se e quando approderà in un luogo sicuro: anche l’autore viaggia nel mare della sua esistenza, cercando di fronteggiare i suoi problemi, ed in realtà, tutti noi lo facciamo, cercando la forza necessaria per aiutare noi stessi e gli altri. L’autore, proprio mentre raccoglie le storie degli altri, ricompone la propria: cerca di riaccendere un rapporto sbiadito con il padre, prova a non affogare nel dolore per la morte di uno zio tanto amato. Ma, innanzitutto, come scrittore, cerca parole giuste e umane che possano testimoniare la complessità del vivere umano, proprio quando la disperazione, la rabbia e la sofferenza potrebbero sommergerlo.

    Maria Caterina Vitaggio Liceo delle Scienze Umane Pascasino-Marsala

    Recensione presentata al Premio Mondello

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  4. Un amore vero e unico che solo una madre riesce a provare , un legame indissolubile dell’anima
    verso la propria creatura, capace di andare contro tutti e tutto, un amore guerriero. E’ quello del “soggetto-23.017” che, durante l’affannosa ricerca del figlio scomparso, riesce a riversare la sua passione
    anche su chi pensa di non dover provare piu nulla nella vita, come la solerte operatrice Lusine, H478, che ha avuto l'ordine di controllare sul monitor i vaneggiamenti di Maria in cerca di Jesus. Cosi si apre questa storia ambientata in un tempo futuro,(ma antico), in cui in una infernale società dittatoriale, ipertecnologica, sono stati banditi i sentimenti e l’affettività, ogni forma di espressività umana, ogni segno di intelligenza creativa, ogni traccia di etica e di memoria . Eppure ci sono ancora persone che resistono con animi non addomesticabili dalle regole assurde vigenti, capaci di porsi domande sulla propria esistenza e umanità.
    E anche chi sembra indifferente, coma la sorvegliante di Maria, può scoprire che il suo animo non è cosi spento, freddo e impassibile come credeva.E’ questa la forza del romanzo perché ci mostra che c’è sempre qualcosa di umano in noi, anche quando pensiamo di poterne fare a ameno. Tra le macerie dell’umanità, tra le abiezioni dell’animo umano c’è sempre qualcuno e qualcosa in grado di redimerci, aprendoci nuove prospettive. La madre non troverà più il figlio ucciso, né il figlio ritornerà a vivere, ma il suo dolore e il suo coraggio raccontati attraverso le parole, compresi attraverso l’intelligenza forse scioglieranno il cuore di ghiaccio di tanti operatori. Forse cambieranno nuovamente il mondo e lo rigeneranno.E’ questo il messaggio di speranza che ho colto nel libro e a cui penso costantemente.


    Sofia Scarcella- Liceo delle Scienze umane Pascasino-Marsala

    Recensione presentata al Premio Mondello

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  5. “Appunti per un naufragio” è il libro che Davide Enia dedica a Lampedusa, terra in cui approdano migliaia di migranti sopravvissuti durante il disperato viaggio in mare che li porta dall’Africa in Italia. Il romanzo ci fa riflettere su ciò che realmente accade durante uno sbarco, degli sguardi pieni di speranza e di sofferenza degli immigrati, dei volti strazianti di chi ha visto morire un proprio caro davanti i suoi occhi, dei bambini che, nonostante tutto, sbarcano sorridendo. Quando si sa la notizia di un viaggio di questo genere, si parla continuamente di numeri, di statistiche e di percentuali, ma come scrive Enia dovremmo interessarci alle “persone in carne ed ossa , quelle lì davanti agli occhi, non statistiche lette sul giornale o numeri urlati alla televisione”. Tra gli altri sbarchi rimarrà impossibile dimenticare quello avvenuto il 13 ottobre 2013,una data terribile per l’isola di Lampedusa, infatti dei 500 migranti in mare, stipati su un barcone fatiscente, quel giorno ne morirono ben 368 . Su queste catastrofi inaudite ogni parola sembrebbe inutile, ma lo scrittore riesce a trovare con coraggio e delicatezza le parole giuste. Attraverso la comprensione del dolore degli altri, lo scrittore ci suggerisce che si può riuscire a comprendere anche il proprio: lui ,infatti, intreccia una storia colletiva con una privata, la sua, mostrandoci la fragilità di ogni condizione umana. “Appunti per un naufragio” è un libro intenso e commovente, che nasce dalla voglia di voler testimoniare l’immenso valore dei legami umani, la vera importanza della solidarietà e dell’empatia umane che ci spingono ad aiutare il prossimo con slancio e passione.

    Evelina Genco Liceo delle Scienze umane Pascasino-Marsala

    Recensione presentata al Premio Mondello

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